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Galileo Ferraris

 
Livorno Vercellese (oggi Livorno Ferraris)  30.10. 1847   -Torino 7.2. 1897

 


La vita di Galieo Ferraris

 
 

 

a cura di Prof. Marco Mezzalama docente del POLITECNICO DI TORINO
e Donato Savino, Saverio Ghiotti


 
   
G. Ferraris, fratello minore di Adamo, nacque a Livorno il 30 ottobre 1847 ed al fonte battesimale gli vennero imposti i nomi di Galileo Giuseppe Antonio.

    L'infanzia trascorsa a Livorno è ricca di aneddoti premonitori circa la sua vocazione di scienziato: lo zio Antonio fu infatti costretto a costruire un modellino del campanile per soddisfare la curiosità fisico campanaria, mentre all'apertura del tratto ferroviario Torino - Santhià lo si vide accorrere ogni giorno alla stazione locale per gioirsi della potenza della vaporiera e del suoi misteriosi congegni .

    L'aneddoto più bello ci viene ricordato da Firpo in «Galileo Ferraris» (Elettrotecnica, ottobre 1973): «... bambino seienne, affardellò un giorno tutti i libri dismessi dal fratello maggiore su cui riuscì a metter mano ed andò a prender posto su un banco della quarta classe nella scuola comunale; al maestro che gli domandava stupito come fosse capitato in quell'aula rispose: "non voglio mica diventare un asino, io", venne così accompagnato in prima, minuscolo volontario, prima di aver toccato l’ età prescritta... ».

    Nel gennaio del 1855 lo colpì un lutto precoce, morendo la madre Antonia Messia di cui serberà sempre una «sacra edificante memoria» mentre appena decenne fu costretto ad abbandonare l'amata Livorno ed il calore della famiglia per frequentare a Torino il ginnasio, alloggiando nella casa dello zio paterno, il medico Carlo, in via Cavour, e solo la dedizione allo studio gli poté in parte lenire il doloroso distacco.

    Il 29 settembre 1869, non ancora ventiduenne, ottenne la laurea in ingegneria civile, dissertando su svariate tesi, di cui pubblicò, nello stesso anno, la principale: «Sulle trasmissioni telodinamiche di Hirn»; prima pietra del suo contributo alla scienza .

    L'anno seguente, il primo febbraio, accettò il posto di assistente alla cattedra di fisica tecnica nel Regio Museo industriale di Torino occupata dal prof. Giovanni Codazza a cui dovette succedere come incaricato nel 1877 dopo un settennio di collaborazione e di formazione reciproca.

    Morte del fratello

    Unico neo di questi anni fu la perdita del fratello Adamo, caduto a Digione il 23 gennaio 1871, per cui si gettò con più fervida lena nel lavoro; ad un amico scrisse: «io non posso che studiare; non vedo altra consolazione maggiore fra le desiderabili, che quella di poter applicare le cose studiate, di creare».

    Nello stesso anno (4 gennaio) si iscrisse alla Società degli Ingegneri e Architetti di Torino, di cui sarà presidente negli anni 1882/83.

    L'anno seguente presentò una tesi per l'aggregazione alla facoltà di scienze «Sulla teoria matematica della propagazione dell'elettricità nel solidi omogenei ».

    Nell'agosto del 1875, in qualità di delegato italiano venne inviato a Breteuil per la seconda conferenza internazionale di pesi e misure e due

    anni dopo pubblicò un interessante studio su «Le proprietà degli strumenti diottrici»: seguirono diversi studi e memorie, che unitamente alle relazioni, furono pubblicate postume dall'Associazione Elettrotecnica Italiana, Milano - Hoepli, 1902-1904 - in tre volumi comprendenti l'intera opera dello scienziato.

    Nell'aprile del 1879, tenne a Torino cinque conferenze «Sulla illuminazione elettrica» che colpirono l'attenzione dell'on. Federico Spantigati, presidente del Museo industriale, il quale propose la sua nomina da incaricato in ordinario, a soli trentadue anni, senza concorso «per meritata fama di singolare perizia».

    A Torino venne circondato da sincera stima ed amicizia e nel 1880 fu ascritto fra i soci ordinari dell'Accademia di Agricoltura (3 febbraio) e tra i soci nazionali residenti della Accademia delle Scienze (5 dicembre).

    Partecipò quindi alle diverse grandi esposizioni internazionali quale rappresentante italiano per cui fu a Parigi nel 1881 e nel 1882, a Vienna nell'83, a Torino nell'84, nuovamente a Parigi nell'89, a Francoforte nel '91 ed a Chicago nel '93: nel primo congresso di Parigi tenne una relazione «Sulle applicazioni industriali della corrente elettrica» mentre all'esposizione torinese fu presidente della Giuria internazionale, nonché rappresentante italiano ufficiale e principale organizzatore della manifestazione.

    Nel febbraio 1884 venne anche nominato professore di fisica generale alla Scuola di Guerra.

    Il campo magnetico rotante

    Nel maggio-giugno del 1885, finalmente il risultato più importante del suoi studi, il coronamento delle sue ricerche: «Se si immettono in due o più circuiti correnti alterne di eguale frequenza ma di fase diversa basta orientare i circuiti in modo corrispondente alle differenze di fase per ottenere da un dispositivo immobile un campo magnetico rotante».

    L'allievo Ernesto Thovez ebbe la fortuna ed il piacere di assistere all'esperimento pochi minuti dopo la prima prova e così lo descrisse: «...appena giunto in laboratorio (il Ferraris) tolse una bobina da un galvanometro e ne fece costruire un'altra dal meccanico. Questi era un po' lento ed il Ferraris, forse l'unica volta in vita sua, ne fu irritato; ma dopo alcuni giorni ebbe finalmente la bobina. Allora, utilizzando un vecchio trasformatore Gaulard che gli era servito per i suoi memorabili studi, per mezzo di induttanze e di resistenze ricavò da un'unica corrente due correnti derivate, sfasate l'una rispetto all'altra. Fra le due bobine sospese un cilindretto di rame. Il cilindretto si pose a girare, dapprima lentamente, poi rapidamente. Il motore a corrente alternata era scoperto!» .

    Le compagnie elettriche venute a conoscenza del nuovo ritrovato diedero la caccia al brevetto con allettanti offerte ricevendo per risposta che il risultato del proprio lavoro non fu mai tenuto segreto e pertanto intendeva lasciarlo di pubblico dominio; a chi lo redarguiva, rispondeva: «Sono un professore non un industriale».

    Intanto si andava creando un'annosa polemica circa la priorità dell'invenzione tra il Ferraris che aveva presentato una memoria scientifica nel marzo 1888 e l'ingegnere americano Nikolas Tesla che aveva registrato un brevetto il primo maggio dello stesso anno (43 giorni dopo): due figure nettamente distinte, il Ferraris uno scienziato, il Tesla un applicato all'industria .

    Non tardò comunque il Ferraris ad essere riconosciuto il vero scopritore del campo magnetico rotante e già nel 1891 all'esposizione di Francoforte, dove, nominato vicepresidente fu chiamato alla presidenza nella seconda seduta (12 settembre) in virtù della sua importante scoperta. Già nel luglio dello stesso anno scriveva al Candellero: «La maggior soddisfazione fu per me l'aver veduto come qui tutto sia pieno del Drehfeld Oder Ferrarischefeld e come tutti attribuiscono a me l'onore dell'invenzione» ed al Grassi scriveva: «Gli altri facciano i denari, a me basta quel che mi spetta: il nome».

    A Francoforte ritornò nel 1889 per risolvere la distribuzione dell'energia elettrica in detta città, in collaborazione con i professori Kitter,Lindley, Uppenborn e Weber.

    Nel 1887 intanto aveva istituito nel Museo industriale un corso speciale di elettrotecnica ponendo in atto il primo laboratorio universitario di tale disciplina, formalmente istituito con decreto reale del 14 novembre 1888.

    E' il momento delle onorificenze: il 16 giugno 1889 è socio corrispondente del «Real Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti»; il 4 agosto 1892 è socio della «Società dei XL» e nello stesso giorno è ascritto tra i soci della prestigiosa «Accademia dei Lincei» della quale era socio corrispondente già sin dal 18 luglio dell'anno precedente. ,

    Nel 1893, a Chicago, venne nominato vicepresidente della esposizione internazionale ed anche in America con tacito assenso gli fu riconosciuta la prima idea dell'invenzione: la visita americana gli permise di conoscere Edison, alloggiando nella sua abitazione, il quale potrà definirlo, nel 1925, con cognizione di causa «il più grande fra i grandi che al mondo hanno rivelato la bellezza della scienza elettrica»

    Durante i lavori del congresso venne definita da Galileo Ferraris l'unità di misura del coefficiente di induzione «Henry».

    Nel 1896 partecipò al congresso di Ginevra dove ideò la formazione di una Associazione Elettrotecnica Italiana, costituta ufficialmente il 27 dicembre dello stesso anno a Milano, di cui fu per acclamazione il primo presidente; il 25 ottobre dello stesso anno il governo italiano lo nominò contemporaneamente all'amico Faldella, senatore del Regno: non per politica bensì in riconoscimento dei suoi contributi scientifici e dell'alto prestigio internazionale.

    Alla politica si era però avvicinato per assolvere un dovere civico e morale: nel 1887 venne eletto con ampio suffragio consigliere comunale di Torino, rivestendo altresì la carica di assessore; nel 1895 fu eletto consigliere comunale di Livorno, carica che manterrà sino alla morte.

    Sul pensiero politico il Firpo (Gente di Piemonte - Milano 1983, pag. 244) ne trae le seguenti conclusioni «Non era fatto per la politica: aveva vagheggiato per l’Italia una struttura federalistica, che lentamente ne attenuasse le sperequazioni economiche e le rivalità municipali, e si ritrovava per nomina regia membro del più ligio consesso della monarchia unitaria; provava diffidenza per il socialismo, forse un'avversione istintiva, ma non aveva mancato di aderire fin dal 1885, alla Società operaia della sua Livorno, alla quale non trascurava di inviare discreti contributi di denaro».

    A Livorno in festa per l'alto riconoscimento (nomina a senatore), Galileo Ferraris con un memorabile discorso il 6 gennaio 1897 lasciava intendere il suo testamento morale.

    Nel gennaio 1897 venne nominato presidente della Commissione Superiore Metrica Italiana.

    Il 31 gennaio, dopo una domenica di assiduo lavoro, lo colpì una forte febbre ma il mattino seguente volle stoicamente presentarsi puntuale alle lezioni: dopo mezz'ora era spossato «Signori, la macchina è guasta, non posso continuare».

    Una settimana dopo, il 7 febbraio 1897 , Galileo Ferraris cessava di vivere; erano le 17,25 nella sua abitazione di via XX Settembre in Torino: non aveva ancora compiuto i cinquant’anni di età.

    Unanime il cordoglio del mondo, particolarmente Livorno e Torino, rispettivamente patria natale ed adottiva, seppero e vollero rimandarne la memoria ai posteri.

    Livorno nel 1897 si munì di illuminazione elettrica, primo Comune nel vercellese, un anno prima del capoluogo; nel 1902 gli scoperse un bellissimo monumento opera dello scultore fiorentino Ildebrando Bastiani nella piazza principale a lui dedicata; nel 1925 si fregiò con onore del suo nome mutando il proprio in Livorno Fertatis; nel 1931 inaugurò un Museo Sacrario per tramandarne al posteri vita ed opere; nel 1947 (centenario della nascita) e 1975 (cinquantenario della titolazione di Livorno Ferraris) volle riaggiornarne il valore dedicandogli una festa per ringraziarlo d'aver permesso al Livornesi d'oggi di gloriarsi della sua eredità.