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Fu
filosofo, scienziato e commediografo.
I suoi primi interessi si rivolsero allo studio della magia naturale, e
trovarono una parziale espressione nella Magia naturalis sive de
miraculis
rerum naturalium, stampata nel 1558. L'opera era divisa in quattro
parti
ed era consacrata all'indagine dei principi generali della natura,
cioè
alle regole di simpatia e antipatia che, a giudizio dell'autore,
dominavano
il corso di tutte le cose, e all'analisi di alcuni fenomeni fisici e
chimici.
L'insoddisfazione per
la riuscita dell'opera spinse Della
Porta a tentarne una radicale revisione, durata quasi trenta anni, fino
al 1589 -data della seconda e definitiva edizione -, in un continuato
sforzo
di revisione e miglioramento delle teorie giovanili. Stavolta l'opera
venne
divisa in venti libri e ospitò anche un'accorata difesa
contro
le
accuse di magismo che gli erano state rivolte da diverse parti. Una
posizione
speciale nella nuova edizione occuparono anche le questioni di ottica,
ospitate nell'ampio e innovativo libro XVII. Negli ultimi anni della
sua
vita Della Porta lavorò anche a una terza edizione della
Magia
naturalis,
ribattezzata Taumatologia e rimasta incompiuta.
Intanto nel
1563
era apparso il trattato intitolato De furtivis literarum
notis
vulgo
de zefiris, e nel 1566 l'Arte del ricordare. La
diffusione di
queste opere
accrebbe di molto la fama
di Della Porta nella repubblica delle lettere, e nel 1579 egli
ricevette
l'invito del cardinale Luigi d'Este a recarsi a Roma. Nel corso del
1580,
per ordine del suo nuovo padrone, si spostò a Venezia per
soprintendere
alla fabbricazioni di alcuni strumenti ottici, facendo la conoscenza
anche
di Paolo Sarpi che lo introdusse agli studi sul magnetismo. Tornato a
Napoli, Della Porta
fece stampare due operette
di agricoltura, alle quali seguirono nel 1586 e nel 1588 il De
humana
physiognomia, la Phytognomonica e un commento all'Almagesto
di
Tolomeo.
Durante lo stesso 1588, tuttavia, venne colpito da una denuncia anonima
e sottoposto a un processo da parte dell'Inquisizione con l'accusa di
praticare
l'occultismo e la magia. Tra il 1589 e il 1590, nonostante le
vicissitudini,
visitò ripetutamente Tommaso Campanella. Nel 1592, mentre a
Francoforte
usciva l'enciclopedia naturale in dodici libri intitolata Villae e a
Napoli
si preparava la stampa del De refractione, la sua
versione
volgarizzata
del De humana Physiognomia venne colpita dal divieto di stampa.
L'opera,
alla quale egli aveva a lungo lavorato, poté vedere la luce
solo
nel 1598, presentata con lo pseudonimo di Giovanni De Rosa. Superate
soltanto
in parte le difficoltà con la censura ecclesiastica, Della
Porta
pubblicò tra il 1602 e il 1603 anche un'Ars
reminescendi, i
Pneuticorum
libri tres e i sei libri della Coelestis
physiognomoniae.
Nel 1604, ormai anziano, Della
Porta conobbe a Napoli
Federico Cesi esule da Roma e con lui meditò il progetto di
rinnovare
nella città partenopea la soppressa Accademia dei Lincei.
Nel
1608
proprio Cesi fece stampare a Roma il De distillatione e nel 1610 il De
aeris trasmutatione, l'ultima opera scientifica di Della
Porta,
all'interno
della quale erano discussi numerosi problemi di meteorologia e di
climatologia.
Dopo l'annessione all'Accademia dei Lincei si verificò la
polemica
con Galileo per il riconoscimento dell'invenzione del cannocchiale. Pur
riconoscendo al matematico toscano il merito di un'applicazione
originale
del nuovo strumento, Della Porta redasse un trattato-memoriale, che
rimase
inedito ed intitolò De telescopio, con il quale
ricostruì
le diverse fasi della preparazione dello strumento. Il naturalista
napoletano
compilò anche un grande numero di tragedie e di commedie che
vennero
più volte messe in scena nei teatri di tutta Italia e
riscossero
una cospicua fortuna.
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