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Lettera a GALILEO GALILEI   02 marzo 1641    (1), (2)
        
EVANGELISTA TORRICELLI a [GALILEO  in Arcetri].
Roma, 27 aprile 1641.

 
Molt' Ill.re et Ecc.mo Sig.re e P.ron mio Col.mo

Resto egualmente honorato e confuso dalla eccessiva gentilezza di V. S. Ecc.ma, la quale, prima di conoscermi, con tanta prodigalità mi comparte le sue gratie e m'invita alla sua servitù. Io mi conosco et ingenuamente mi confesso inabile a servirla; nondimeno la rendo certa che il desiderio haverebbe superata l'erubescenza, et haverei volato per esser subito a reverirla presentialmente; ma credo che ella haverà inteso dal P. Abbate un legame che egli mi lasciò qui nel suo partire, se bene per poco tempo, cioè fino al suo ritorno. Questo è la promessa di servire il figlio del Conte di Castel Villano con una lettione di geometria e fortificatione; e l' istesso obbligo si è da me ratificato al Conte suo padre in 10 questi ultimi giorni, mentre egli, essendo di partenza per Perugia, dove si è inviato, ha voluto lasciare il figlio qui in Roma quasi a posta per questo effetto. Supplico humilmonte V. S. Ecc.ma a velere assolvermi per queste poche settimane, fin che ritorni il P. Abbate, che non tarderà molto, e poi si assicuri che io conosco benissimo quanto grande interesse e benefitio mio si inserisca in questo trattato di servire attualmente al Galileo. Prego Dio che mi acceleri questa gratia e volino per me questi giorni di tardanza, poi che io non vedo l'hora di essere quanto prima ad arricchir me stesso col raccogliere le minutie di quei tesori che si maneggiano in cotesta casa, dove la presenza di V. S. Ecc.ma è la regia della Verità e l'erario della Sapienza. Intanto non passa mai giorno senza qualche honorata commemoratione tra il Nardi e 'l Maggiotti e me del nostro gran Maestro. Condoni al mio affetto la soverchia arroganza, se ancor io indegnamente mi ascrivo il titolo della sua famosa disciplina.
Supplico V. S. Ecc.ma a continuarmi la sua gratia, e con la debita sommissione la prego a studiar più per l'accrescimento della vita che della gloria: questa non può crescer più, ma sì ben quella, e per essa si formano voti cordiali da tutti i suoi servi, ma in particolare da me, suo partialissimo. Reverisco V. S. Ecc.ma con affetto ossequioso e le ratifico il possesso della mia servitù.

Di Roma, 27 aprile 1641.

Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
 
Note:

(1)  Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze, Italia
(2) in LE OPERE DI GALILEO GALILEI, Edizione Nazionale a cura di Antonio Favaro, Firenze, Barbera Editore,
Prima Edizione 1890-1907, Vol. XVIII, pp. 326-327.