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Carlo Maria
Giovanni Andrea Matteucci
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Forlì
20.06.1811- Livorno 24.06.1868 | |
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| Cenni
biografici | |
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| Matteucci
nacque a
Forlì, il
20 giugno 1811 da Vincenzo, medico nel locale
Ospedale e da
Chiara Folfi. Poco più che
quattordicenne fu
ammesso
al secondo anno della facoltà di Filosofia e Matematica
nella
Università
di Bologna dove conseguì la laurea nel 1829, con una tesi
di
Meccanica Generale. I suoi primi studi furono indirizzati
verso
la
cosiddetta "rana galvanoscopica" con i quali si proponeva di ricercare
l'azione dell'elettricità su vegetali e animali; appena
ventenne
formulò in modo indipendente da Faraday le leggi
dell'elettrolisi. |
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| | Ottenne
quindi
numerosi riconoscimenti
dalle varie Accademie delle
Scienze e
Università
di Ferrara, Roma, Bologna, Parigi e Londra. Nel 1840, il
Granduca
di Toscana gli conferì la titolarità
della
Cattedra
di Fisica nella Università di Pisa e fu nominato
direttore
generale delle prime linee telegrafiche in Toscana.
Come
patriota
partecipò nel 1848,
a capo del Battaglione Universitario di Toscana, alle prime lotte per
l'Indipendenza,
al seguito di Carlo Alberto. Senatore del Regno d'Italia dal
1860,
fu nominato nel 1862 Ministro dell'Istruzione Pubblica e
lavorò
con passione alla prima riforma nazionale degli Istituti
Scolastici
di ogni tipo e grado | |
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Fondò
assieme
a Raffaele Piria
(1815-1865) il "Nuovo Cimento",
giornale di
fisica
e chimica. Nel 1868, a 57 anni, morì mentre si trovava a
Livorno
e fu sepolto nel Camposanto Monumentale di Pisa. Nella Biblioteca
Comunale
di Forlì, in una sala a lui dedicata, si trova una copia del
busto
in marmo ad opera dello scultore Giovanni Duprè, sulla cui
base
si legge: "Non chiese alla materia le ragioni dello spirito, ma nelle
scienze
cercando la gloria trovò in esse Dio"
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| Biografia
di Roberto Renzetti (da fisicamente)
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| | Carlo
Matteucci (1811-1868) nacque a Forlì e studiò
fisica e
matematica presso l'Università di Bologna laureandosi in
matematica nel 1828. Andò a perfezionarsi in Francia dove
divenne amico di Arago. Nel 1831 tornò a Forlì,
proprio
all'epoca dei moti; profondamente liberale, fu perseguitato dal governo
dello Stato Pontificio tanto che nel 1834 dovette abbandonare la sua
città per rifugiarsi a Firenze. Per vivere gli fu offerto un
posto di farmacista ma egli preferì partire per Parigi dove,
dopo aver presentato alcune Memorie all'Accademia delle Scienze,
acquistò una notevole fama che gli permise, tramite l'aiuto
di
Humboldt, di ottenere la cattedra di fisica sperimentale a Pisa (1840).
Nel 1841 ricevette dall'Accademia delle Scienze di Parigi il premio
bandito per la fisiologia sperimentale, e nel 1848 la Medaglia Copley a
Londra. Nel 1848 e nel 1849 fece grande attività politica.
Dopo
l'unità (1862) fu nominato ministro della Pubblica
Istruzione
del Regno d'Italia (tra l'altro, a lui si devi l'unificazione dei
programmi d'esame nelle varie università italiane).
L'opera di Matteucci è cosi vasta che è
praticamente
impossibile riassumerla con una qualche completezza. I suoi lavori
spaziarono dalla chimica, alla fisiologia, alla fisica.
Indipendentemente dai lavori di Faraday, riuscì a stabilire
le
leggi dell'elettrolisi (1835); realizzò svariate esperienze,
con
conduttori lunghi diversi chilometri, per verificare se la terra poteva
essere utilizzata come conduttore di corrente (1844); studiò
la
polarizzazione dei dielettrici (1847); studiò la
propagazione
dell'elettricità in corpi isolanti solidi, liquidi e
gassosi, i
fenomeni magnetici e diamagnetici (1853-1854), gli effetti delle aurore
boreali sui fili telegrafici (1859). Ma i lavori per i quali Matteucci
è più conosciuto sono quelli di carattere
elettrofisiologico: studiando la corrente delle torpedini
mostrò
che la sua origine è in una zona dell'encefalo;
scoprì le
correnti di demarcazione e d'azione nei muscoli striati della rana;
realizzò il primo modello fisico di un nervo;
aprì la
strada ai lavori di Du Boys-Reymond e di Hermann.
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