Compensazioni forestali

 
 
il corriere di Como24 ottobre 2018
         

La Provincia pronta a restituire il “tesoro” della Pedemontana

      
    
La Provincia di Como è pronta a restituire alla Regione i 20,8 milioni di euro incassati come compensazione ambientale per la costruzione di Pedemontana. «Ma i soldi siano spesi nel territorio lariano e magari impegnati in opere di riassetto idrogeologico». La presidente di Villa Saporiti, Maria Rita Livio, ha preso ieri mattina la parola quasi al termine della riunione del Tavolo della competitività per parlare del tesoretto che Palazzo Lombardia reclama da tempo e che finora è rimasto congelato nelle casse di via Borgovico.
 
   Maria Rita Livio
   
Quasi 21 milioni, che la Provincia ha incassato negli anni scorsi a “riparazione” dei danni ambientali causati dalla costruzione della Pedemontana ma non ha mai potuto spendere. In parte a causa del patto di stabilità che impediva di utilizzare gli avanzi di amministrazione, in parte perché dopo la riforma Delrio la delega dell’agricoltura era tornata alle Regioni. Le compensazioni di Pedemontana, in linea teorica, andrebbero destinate interamente alla riforestazione. Ma, sottolinea la presidente Livio, «non avrebbe alcun senso spendere 21 milioni in questo modo».
   
Così, ora che il governo ha sbloccato l’utilizzo dell’avanzo, la Provincia chiede alla Regione di utilizzare i fondi innanzitutto «sul territorio comasco». E di modificare se necessario la legge per poter investire il tesoretto «in opere sempre a carattere ambientale, ma indirizzate al riassetto idrogeologico o in altri lavori indicati dai Comuni»
 
   
Alla ricerca dela parco perduto
 
Secondo i dati forniti dalla Soc. Pedemontana delle aree forestali devastate (vedi sotto)  nelle tratte A, B1 tang Varese ,tang. Como e le leggi della compensazione obbligatoria per la riforestazione , risulta  un totale  di 300 ettari  (circa) pari a TRE KM quadrati .   (vedi foto)
   
Praticamente pari mezzo parco di Monza
   
 
Ci domandiamo dove si trova questa vasta area a verde ?
     
       
 
     
    
Arturo Lanzani e Antonio Longo (coordinamento progettuale), Alessandro Alì, Christian Novak
Paolo Pileri (compensazioni ecologiche e forestali)

   
 
CRITERI PER IL CALCOLO DELLA COMPENSAZIONE FORESTALE
 
La Compensazione Forestale: contesto di riferimento e scelte di metodo
   
 
La compensazione forestale è prevista ed introdotta a livello nazionale dalla legge forestale
italiana (Decreto Legislativo 18 maggio 2001,n. 227) con l’art. 4 comma 3 e 4 (Trasformazione
del bosco e rimboschimento compensativo):


3. La trasformazione del bosco deve essere compensata da rimboschimenti con specie autoctone,preferibilmente di provenienza locale,su terreni non boscati. Le regioni stabiliscono l’estensione minima dell’area boscata soggetta a trasformazione del bosco oltre la quale valel’obbligo della compensazione.


4. Il rimboschimento compensativo, anche al fine di ricongiungere cenosi forestali frammentate, è attuato a cura e spese del destinatario dell’autorizzazione alla trasformazione di coltura.
   
La legge forestale italiana individua nell’amministrazione regionale il soggetto attuatore di tali disposizioni attraverso un ulteriore atto legislativo locale. La legge forestale varata dalla Regione Lombardia risale al 2004 con la L.R. 27/20041. All’articolo 4 (Tutela e trasformazione del bosco) si specificano la natura e i casi di applicazione della compensazione forestale.
 
 
1. Ai fini della presente legge si intende per trasformazione del bosco ogni intervento artificiale
che comporta l’eliminazione della vegetazione esistente oppure l’asportazione o la modifica del suolo forestale, finalizzato ad una utilizzazione diversa da quella forestale.
2. … [omesso]
3. … [abrogato dalla LR 3/3006]
4. Le autorizzazioni alla trasformazione del bosco prevedono gli interventi compensativi a carico dei richiedenti finalizzati a realizzare:
 
- nelle aree con elevato coefficiente di boscosità, di norma identificate con quelle di montagna  
e di collina 2, specifiche attività selvicolturali ai sensi dell’articolo 11, volte al miglioramento e alla riqualificazione dei boschi esistenti ed al riequilibrio idrogeologico, compresi gli interventi sulla rete viaria forestale previsti dagli strumenti di pianificazione di cui agli articoli 8 e 21;
     
- nelle aree con insufficiente coefficiente di boscosità, di norma identificate con quelle di pianura, rimboschimenti ed imboschimenti con specie autoctone, preferibilmente di provenienza locale, su superfici non boscate di estensione almeno doppia di quella trasformata, da sottoporre a regolare manutenzione fino
all’affermazione.’
     
La scelta della Regione Lombardia per disciplinare la compensazione forestale distingue l’ammontare della compensazione forestale a seconda della non rarità del bene forestale nel territorio di riferimento (rarità misurata attraverso il coefficiente di boscosità) che, per ragioni amministrative, per la Regione coincide
con il territorio delle province ma, come verrà detto in seguito per il caso di APL, è ragionevole assumere come territorio di riferimento, per i coefficienti forestali, ogni comune attraversato da APL.
Detto questo la Regione si dà ulteriori criteri come richiesto dalla legge nazionale: stabilisce l’area boscata minima oltre la quale è obbligatoria la compensazione forestale, il rapporto di compensazione e il coefficiente di boscosità.

 
L’area boscata minima è sempre riferita a tutta l’opera e non a suoi tratti (DGR 3002 del 27 luglio 2006: la soglia deve essere riferita all’intera opera progettata e può essere confermata o ridotta dal piano di indirizzo forestale). Nel caso di disboscamenti in aree di pianura, ovvero non ricomprese in Comunità montane (come, di fatto, nel caso di APL), ‘l’estensione dell’area boscata […], oltre la quale vale l’obbligo della compensazione, è pari a 100 m2 (cfr. paragrafo 4.1 (secondo capoverso) della DGR 675/2005 ‘Criteri per la trasformazione del bosco e per i relativi interventi compensativi’.
   
Il rapporto di compensazione, ovvero quel parametro che stabilisce la proporzione secondo la quale ad ogni unità di area boscata eliminata dall’opera corrisponde un multiplo di unità di area da trasformare in nuovo bosco, viene definito in modo che esso, quando non meglio specificato dal Piano di Indirizzo Forestale
(PIF), debba sempre essere3:
 
- compreso fra 1:2 e 1:5 nelle “aree con insufficiente coefficiente di boscosità”;
- pari a 1:1 nelle “aree con elevato coefficiente di boscosità”.
 
   
       A tale criterio si aggiunge il valore biologico del bosco valido per tutti i disboscamenti che si concretizzano nelle “aree con insufficiente coefficiente di boscosità” (quindi ragionevolmente per le aree di pianura). Tale criterio mira a salvaguardare i boschi migliori garantendo rapporti di compensazione più vantaggiosi per il bosco. La scelta di un rapporto di compensazione alto o basso dipende dalle indicazioni del PIF o, in loro assenza, dal maggior o minor valore biologico del bosco eliminato4 che a sua volta si determina considerando i seguenti criteri di valutazione del bosco che viene distrutto:

   
- Governo del bosco
- Tipi forestali della Regione Lombardia
- Posizione
- Vincoli ex r.d.l. 3267/1923
- Presenza di piani di assestamento forestale
- Vincolo paesistico emesso con specifico provvedimento ministeriale (art. 138, 139, 140 e 141 d.lgs. 42/2004)
- Aree protette
La Regione ha predisposto una tabella attraverso la quale, in funzione della ricorrenza di uno o più
criteri di cui sopra, vengono assegnati dei punti la cui somma forma il valore biologico del bosco. Il
valore biologico del bosco si combina con il fattore di compensazione secondo questo schema:
 
   
L’ultimo indicatore che concorre al calcolo della compensazione è il coefficiente di boscosità definito dalla Regione Lombardia all’art. 20 pt. 2 dell’Allegato n° 1 alla D.G.R. n° 2024 del 08 marzo 2006
 
il coefficiente di boscosità è dato rapporto tra la superficie coperta da bosco e la superficie totale effettiva del territorio della comunità montana o della provincia, al netto delle acque superficiali, degli incolti improduttivi (aree sterili) e dell’urbanizzato, al fine di considerare l’effettiva possibilità di reperire aree per l’imboschimento o il rimboschimento.
La norma regionale (art. 21 dell’Allegato n° 1 alla D.G.R. n° 2024 del 08 marzo 2006) definisce per il coefficiente di boscosità dei valori limite5 che discriminano le modalità di intervento
   
1) Si considerano aree con insufficiente coefficiente di boscosità quelle in cui tale coefficiente, calcolato in base al precedente art. 20, è inferiore al 15,00%.
2) Si considerano aree con elevato coefficiente di boscosità quelle in cui tale coefficiente, calcolato
in base al precedente art. 20, è superiore al 40,00%.
3) Nel caso di aree con coefficiente di boscosità compreso fra 15,00% e 40,00%, i singoli enti forestali, sentito il parere degli enti gestori di parchi e riserve, stabiliscono (preferibilmente  nell’ambito del PIF) se le aree in esame siano da considerasi a “insufficiente coefficiente di boscosità” oppure a “elevato coefficiente di boscosità”, motivando opportunamente tale soluzione
  
Per quanto riportato sopra, la procedura di calcolo della compensazione forestale richiederebbe unitarietà di metodo e di conoscenze rispetto al tracciato di APL. L’area boscata minima viene calcolata a livello di intera opera APL e questo apre ad interpretazioni di compensazioni altrettanto unitarie e non trattabili differentemente tratta per tratta. Ciò richiederebbe un quadro di riferimento degli strumenti di pianificazione forestale (PIF e carta del valore biologico del bosco) unitario e sincrono tra le diverse province coinvolte. Ciò non sussiste al momento: le province di Como e Varese non hanno ancora il PIF (Como) o non è ancora approvato (Varese), il PIF della la provincia di Monza-Brianza non esiste ora ma esisterà nel momento dei progetti definitivi e quindi potrà introdurre criteri ed indicatori richiesti, i PIF dei Parchi regionali non ci sono ancora, il PIF della provincia di Milano è in fase di rinnovamento per recepire in pieno la legge forestale regionale 27/2004 e tutta la disciplina delle compensazioni forestali, il PIF della provincia di Bergamo è in fase di redazione. Inoltre mancano in tutti i casi le carte del valore biologico del bosco e quindi ciò incide (negativamente) sul calcolo del rapporto di compensazione forestale. Pertanto la metodologia per il calcolo delle compensazioni forestali qui considerata si riferisce all’insieme delle leggi che governano la compensazione forestale con la sensata accettazione di considerare il calcolo dei coefficienti di boscosità forestali su base comunale e non provinciale. Infatti la particolare disposizione nord sud delle province di Varese, Como e Bergamo (dove si registrano, come detto in precedenza, i disboscamenti più intensi) suggerisce di differenziare fra il paesaggio di pianura e i paesaggi prealpini e alpini. Questi ultimi, più ricchi di boschi, innalzerebbero il coefficiente di boscosità a detrimento del bilancio forestale
di pianura che, invece, è assai basso e che non  deve, per quanto possibile, essere oggetto di ulteriori
abbassamenti. Quindi, adottando il principio di precauzione, è stato scelto un metodo di calcolo cautelativo che in fase di progetto definitivo, anche grazie alle attese carte del valore biologico del bosco, potrà essere rivisto.
Il calcolo delle superfici forestali da ripristinare verrà affrontato nel momento in cui sarà disponibile il progetto autostradale definitivo. In ogni caso la metodologia di calcolo che dovrà essere adottata deve essere rappresentata dalla sequenza dei seguenti passaggi:

a. Il calcolo della superficie sottratta dal tracciato principale APL (verrà fatto anche un approfondimento
per tipologia stradale in modo da dar modo di verificare le diverse incidenze);

b. Il calcolo dell’incidenza della superficie sottratta
sulla dotazione forestale comunale, in modo da comprendere la dimensione del danno forestale ed ambientale procurato localmente evitando successivamente di trattare ogni disboscamento allo stesso modo;

c. Il calcolo delle aree disboscate maggiorato delle fasce laterali di 15m. che simulano le aree libere per la sicurezza stradale;

d. L’introduzione di ipotesi di calcolo riguardanti i coefficienti di boscosità, i fattori di compensazione forestale e il valore biologico del bosco.
 
Superficie boscata sottratta dal tracciato principale
 
La superficie boscata sottratta dal solo tracciato principale dell’Autostrada Pedemontana è pari a 128,65 ettari, pari al 28,9% della superficie occupata e trasformata dal tracciato principale  (quindi non considerando le coperture già urbanizzate che non vengono trasformate in un uso del suolo diverso) pari a 445,4 ettari. Quindi poco meno di 1/3 della superficie del tracciato principale della autostrada 
pedemontana (senza considerare i tratti che già si sovrappongono ad infrastrutture già esistenti) interessa boschi che vengono distrutti. Il restante 2/3 interessa aree agricole, eliminandole, e il resto è ripartito tra prati (3,6%), aree sterili (4,6%) e altre coperture ancor meno rappresentate.
La superficie disboscata calcolata qui è quella solo ed esclusivamente occupata dal tracciato principale (est-ovest) e non dalla viabilità secondaria di connessione (solitamente disposta in direzione nord-sud) e neppure dalle tangenziali di Como e Varese.
 
5Prima della deliberazione di Giunta regionale n° 2024 del 08.03.2006 le soglie del coefficiente di boscosità erano genericamente definite in modo da individuare come aree con ‘insufficiente coefficiente di boscosità’ tutti i comuni classificati “pianura” dall’ISTAT e come ‘aree con elevato coefficiente di boscosità’ tutti i comuni classificati “collina” o “montagna” dall’ISTAT.
   
Superficie boscata sottratta dal tracciato principale a seconda della tipologia di tracciato (a raso, in trincea (coperta o scoperta), in galleria e su ponte)
 
Distinguendo le diverse tipologie del tracciato,
la ripartizione dei disboscamenti varia per
intensità:
- i disboscamenti dovuti ai tratti a raso assommano
a 55,19 ettari, pari al 43% degli esboschi;
- i disboscamenti dovuti ai tratti in trincea scoperta
assommano a 61,41 ettari, pari al 48%
degli esboschi;
- i disboscamenti dovuti ai tratti in trincea coperta
assommano a 0,19 ettari, pari al 0,1%
degli esboschi;
- i disboscamenti dovuti ai tratti in galleria assommano
a 8,76 ettari, pari al 7% degli
esboschi;
- i disboscamenti dovuti ai tratti su ponte assommano
a 3,1 ettari, pari al 2% degli esboschi.
Le due tipologie di tracciato più consumatrici
di bosco sono pertanto la trincea scoperta e la
tipologia a raso. In entrambi i casi i maggiori
consumi sono dovuti alla presenza delle opere
 funzionali all’utilizzo del tracciato, ovvero a svincoli, aree di servizio, barriere, etc. che nel complesso sono responsabili di 95,04 ettari di esbosco ovvero pari a quasi il 74% del bosco totale sottratto dal tracciato principale della pedemontana all’ambientale naturale. Il contributo imputabile alla tipologia ‘galleria’ è di 8,76 ettari, pari al 7% dei disboscamenti. Poiché le gallerie non dovrebbero produrre trasformazioni del soprassuolo, questa quota potrebbe considerarsi non interessata (se non minimamente) da esboschi. In tal caso la superficie
disboscata ad opera del solo tracciato principale scenderebbe a 120 ettari circa.
 
Superficie boscata sottratta dalle diverse componenti del tracciato principale
   
L’autostrada Pedemontana è un’infrastruttura stradale che si può, in via esemplificativa, considerare
come formata da tre componenti che concorrono differentemente al disboscamento in quanto impegnano superfici diverse:

- una tratta a 2 corsie per senso di marcia (quindi 4 corsie totali + 2 corsie di emergenza + spazio
per spartitraffico centrale + franchi laterali);

- una tratta a 3 corsie per senso di marcia (quindi 6 corsie totali + 2 corsie di emergenza + spazio
per spartitraffico centrale + franchi laterali
- una serie di accessori a servizio della funzionalità della stessa autostrada (es.: rampe di
ingresso/uscita; svincoli, aree di servizio, barriere per il pedaggio, etc.)
Se il disboscamento viene riorganizzato per queste tre componenti, la responsabilità di
ognuna è differente:

- Il 74% dei disboscamenti avviene ad opera
di svincoli, barriere e aree di servizio (per un totale di 95,04 ettari)
 
- Il 25% dei disboscamenti avviene ad opera del tracciato a due corsie (per un totale di 32,23 ettari)

- Il 1% dei disboscamenti avviene ad opera del tracciato a tre corsie (per un totale di 1,39 ettari).
Lo sviluppo del tracciato principale dell’autostrada pedemontana tocca direttamente 5 province per 54 comuni. Da ovest ad est le province incontrate dal tracciato sono, rispettivamente:


Varese (11 comuni), Como (11 comuni),Monza-Brianza (22 comuni), Milano (5 comuni) e Bergamo (5 comuni).

La superficie forestale sottratta dal tracciato principale lungo il suo sviluppo è così ripartita:

- Provincia di Varese: 29 ettari, pari al 23% della superficie forestale totale sottratta dal
tracciato principale;

- Provincia di Como: 76,6 ettari, pari al 59% della superficie forestale totale sottratta dal
tracciato principale;

- Provincia di Monza-Brianza: 15,3 ettari, pari al 12% della superficie forestale totale sottratta
dal tracciato principale;

- Provincia di Milano: 2,6 ettari, pari al 2% della superficie forestale totale sottratta dal
tracciato principale;

- Provincia di Bergamo: 5,3 ettari, pari al 4% della superficie forestale totale sottratta dal
tracciato principale.
L’INCIDENZA dei consumi di bosco per componenti infrastrutturali e anche per province è
quindi differente. Ad esempio gli esboschi in provincia di Milano sono imputabili per oltre l’85% al tratto lineare a 2 corsie e solo il 12,7% a svincoli e barriere. Di opposta proporzione la situazione nella provincia
di Varese dove le superfici disboscate sono al 61% circa imputabili a svincoli e barriere. Stessa cosa per provincia di Como. La ripartizione per province e componenti consegna anche un quadro capace di evidenziare dove sarebbe più efficiente agire per ottenere vantaggiose riduzioni di impatti forestali. Ad
esempio la riduzione di aree per aree di servizio o barriere nel tratto comasco produrrebbe un notevole risparmio di bosco in un’area pesantemente oggetto di disboscamenti (quasi 70 ettari).
   
I disboscamenti alla scala comunale lungo il tracciato principale
 
I disboscamenti possono e devono essere anche letti a livello comunale andando a verificare quanti ettari di bosco vengono sottratti dal tracciato principale di pedemontana nei diversi comuni attraversati. Il tratto ovest è quello con maggior superficie disboscata. All’interno di tale porzione di tracciato spiccano i due comuni di Mozzate e Lomazzo dove si registra un disboscamento di 57,38 ettari6, ovvero pari al 44,6% dell’intera superficie disboscata dal tracciato principale della pedemontana. Si tratta in entrambi i casi di opere funzionali al tracciato. Un’area di servizio nel caso di Mozzate e uno svincolo nel caso di Lomazzo. La ricollocazione altrove di queste due strutture produrrebbe un consistente risparmio di superficie boscata da compensare in quanto costituiscono oltre il 60% dei disboscamenti causati da tutte le opere funzionali della pedemontana. Occorre però considerare che i disboscamenti hanno una differente incidenza nei diversi comuni se rapportati alla quantità di superfici boscate esistenti nel comune stesso.
 
Prendiamo alcuni esempi.

I 10 ettari circa di disboscamenti in comune di Turate generano una sottrazione di quasi il 9% della superficie boscata del comune.

Ancor più eclatante il caso di Rovellasca dove poco più di un ettaro di bosco rimosso incide nella misura del 6,3% sulla dotazione forestale locale. In questi due casi l’effetto ambientale prodotto dai disboscamenti
procurati dall’autostrada deve tenere conto della rarità dei boschi sottratti.
Questo criterio fa si che in aree come quelle più ad est (province di Monza-Brianza, Milano e Bergamo) caratterizzate da una maggior scarsità delle risorse forestali, l’incidenza del tracciato è generalmente più
elevata che in aree a ovest. 
Nelle aree ad est(Vimercatese allargato) anche sottrazioni dell’ordine dell’unità di ettaro producono
contrazioni della percentuale di bosco comunale anche dell’ordine del 3%, mentre a Cislago o a Gorla Minore sottrazioni anche più consistenti (dai 6 ai 10 ettari) producono effetti inferiori al 3%. Evidentemente il criterio dell’incidenza va poi accoppiato alla conoscenza della funzionalità e del valore biologico del bosco al fine di pervenire alla definizione dei fattori  di compensazione da utilizzare per il calcolo  finale delle aree da compensare. Si ricorda che la legge regionale prevede fattori di compensazione che non possono essere inferiori di 1:2 ovvero per ogni ettaro di esbosco occorre fornire una contropartita di almeno 2 ettari di nuovo bosco. Tale fattore può arrivare facilmente anche a 1:5 ed è il piano di indirizzo forestale provinciale a deciderlo.
 
 
(tratto da un parco per una città infinita)